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mercoledì 23 maggio 2007

Libri, siti & Co. - "Ho voglia di te"

“Tre metri sopra il cielo” il primo romanzo di Federico Moccia è del 1992 ed è diventato un film nel 2004. E’ la storia di Step (Stefano) un ragazzo di Roma tutto moto, risse e miti adolescenziali, che, sotto la scorza del duro, ama Babi la “perfettina” dei Parioli e crede che l’amore sia eterno.

Nel secondo romanzo (2006) e film (marzo 2007) “Ho voglia di te” Step scopre che l’amore non è eterno, ma che si può trovare un altro e più grande amore (Gin - Ginevra) e credere ancora nell’amore eterno.



Il simbolo dell’aspirazione all'eternità dell’amore è il gesto (che oggi è già un rito nei giovani romani) di fissare una catena al lampione centrale di Ponte Milvio, chiudere il lucchetto e gettare le chiavi nelle acque del Tevere pronunciando semplicemente le parole “Per sempre”.

Nel libro molto godibili sono le atmosfere di strana complicità che si creano tra Step e Gin e il modo in cui Moccia rende con le parole i sentimenti soprattutto nella parte finale.

L’intreccio mette un po’ troppa carne al fuoco: il difficile rapporto di Step con sua madre, che muore appena si ritrovano, un tentativo di violenza su Gin in perfetto stile “Vallettopoli” sventato dai pugni di Step, i preparativi per il matrimonio di Babi, la sorella di Babi che è incinta e non sa di chi, il padre che tradisce e viene scoperto, Step che tradisce Gin con Babi, c’è perfino un accenno di musical in trattoria … per un libro che parla di sentimenti questo implica una qualche superficialità.

Il romanzi sono ambientati negli anni ottanta quando anche l’autore aveva venti anni e frequentava i luoghi della zona Parioli.

Ma più delle date sono i gusti e i miti del mondo giovanile a collocare in quegli anni la storia di Step, Babi e Gin: le impennate (pinne) in moto, la boxe, l’assenza di riferimenti politici, l’amore facile con una hostess come simbolo di successo.

Gusti e miti che possono forse descrivere anche il mondo giovanile di oggi, ma che danno alla figura di Step un alone démodé, che lo fa apparire perfetto nel suo ruolo di principe azzurro dei nostri tempi.

Un principe che scrive sui muri “Ho voglia di te” e, insieme a Gin, combatte una battaglia contro la paura che l’amore invecchi, contro l’incomunicabilità e l’ipocrisia delle coppie mature.

Vale la pena leggere “Ho voglia di te” perché è un romanzo di grande popolarità, perché è riuscito ad emozionare tanti lettori, non solo adolescenti e perché non è mai inutile interrogarsi sull’amore.

Poi, magari, passando da “Ho voglia di te” qualche giovane lettore che non le ha ancora incontrate potrebbe imbattersi nelle poesie di Nazim Hikmet o di Pablo Neruda e approfondire il suo viaggio nei sentimenti.

Paolo Cianfoni
pubblicato su "L'Urlo" di Aprile 2007
foto renaissancechambara Ged Carroll

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